A LAVANNARA
Quando si pensa a come cambia repentinamente il nostro modo di vivere, non si può non ripercorrere i tanti racconti, di tempi andati, favoleggiati da abili nonne e prozie. Tra tutti primeggia la minuziosa descrizione di un mestiere, più che altro servizio domestico, tra i più diffusi, che ha visto il coinvolgimento di gran parte delle donne: A Lavannara.
Partivano all'alba, a volte anche senza sapere l'ora, e con la truscia (carico di biancheria sporca da lavare o semplicemente "robba appena tisciuta di passari all'acqua") si recavano tra le sponde del torrente più vicino con la fretta indispensabile per accaparrarsi la miglior pietra. Dopo intensi ed agili colpi di mano e l'impiego di miracoloso sapone di casa, la biancheria, ianca comu a cira, veniva stesa al sole per riportarla asciutta a casa, con la stessa processione dell'andata aperta dalla donna più anziana e a seguire le altre, tutte con i testa il loro carico (che nel peggiore dei casi, pioggia o mancanza di sole, veniva issato ancora umido e quindi di peso triplicato) Tutto si svolgeva all'aperto e nel periodo tra il lavaggio e l'asciugatura ci si riuniva davanti ad una buona fetta di pane di casa cu du cocci d' alivi ca salamoia e furmaggiu friscu, per pranzare e dialogare cu cunti, miniminagghi e curtigghiamenti.
Ancora oggi molte donne rimpiangono, e allo stesso modo ricordano con amarezza quei momenti. Ho sentito personalmente questi racconti e posso dire che mai in nessuna di queste donne ho avvertito tristezza o disapprovazione, sempre i loro occhi si sono illuminati di gioia, nel rivivere e ricordare questa magia tristemente, per alcuni miracolosamente, sostituita da una squallida macchina di latta.